La scuola è libertà

Una raccolta di saggi sulla visione montessoriana dell’educazione dei bambini

La scuola di Maria Montessori

 

In anni di intense discussioni relative alla scuola e alla sua riforma, ai docenti così come ai discenti, l’editore milanese con l’aiuto di Vittorino Andreoli – psichiatra e scrittore veronese – ha scelto di proporre in libreria un’antologia degli scritti più significativi della donna che ha rivoluzionato il modo di fare scuola a partire dalla prima metà del Novecento, veri e propri classici del pensiero pedagogico.

Maria Tecla Artemisia Montessori è stata tra le prime donne italiane a laurearsi in medicina; educatrice, pedagogista, filosofa e scienziata, è nota in ambito internazionale per il suo metodo educativo, adottato in numerose scuole materne, primarie e secondarie di primo e secondo grado – tanto che oggi si parla addirittura di possibile arrivo di “maestro digitale” ispirato ai “principi montessoriani”. La sua scuola è una scuola basata sull’amore, che rifiuta l’imposizione di ogni modello predeterminato, capace di gettare semi che aiutino i bambini a sviluppare la propria autonomia e le proprie potenzialità; si tratta di una scuola in grado contemporaneamente di educare e divertire, e che permette ai più piccoli di crescere come le persone che sono e che vogliono essere. La Montessori sosteneva inoltre che ogni bambino può far scoprire al proprio educatore qualcosa che prima gli era sfuggito, secondo un ‘rapporto osmotico’ grazie al quale l’uno può apprendere dall’altro e viceversa.

Nel capitolo intitolato “La scuola e la vita sociale”, la pedagogista italiana fa un riferimento a Mahatma Ghandi, in particolare a quanto il “leader” politico e spirituale aveva affermato in relazione all’educazione: “enunciava la necessità non solo di estendere l’educazione all’intero corso della vita, ma anche di fare della «difesa della vita» il centro dell’educazione”. Detto questo, aggiunge – in aperta critica al sistema scolastico – “nella maggior parte delle scuole ufficiali dirette dallo Stato, ciò che importa è che il programma sia svolto. Se lo spirito dei giovani universitari è colpito dalle deficienze sociali e dalle questioni politiche che agitano appassionanti verità, la parola d’ordine è che il giovane non si deve occupare di politica, ma che deve attendere agli studi sino a che non li abbia portati a termine. Accade così che il giovane, uscito dall’università, avrà un’intelligenza tanto limitata e sacrificata da non essere capace di individuare e valutare i problemi dell’epoca in cui vive”.

Per Maria Montessori “la scuola è libertà” perché, come lei stessa scriveva, “Noi non vogliamo degli allievi compiacenti, ma appassionati, cerchiamo di seminare nel bambino non delle teorie, ma della vita”. La scuola deve quindi insegnare a vivere, deve formare persone consapevoli di loro stesse e del mondo che le circonda, capaci di adottare uno spirito critico in ogni circostanza e libere di crescere seguendo le proprie inclinazioni.

 

Maria Benedetta Mancini