Luigi De Luca a ‘La Bblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
venerdì 25 aprile, alle 17.30, per il nuovo appuntamento della rassegna “La Biblioteca incontra”, sarà con noi il direttore del Museo Castromediano di Lecce Luigi De Luca, in dialogo con Piegiorgio Giacchè.
 
L’incontro si svolgerà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
L’AUTORE
Luigi De Luca, dopo gli studi in semiologia con Umberto Eco, ha orientato i suoi interessi verso il management culturale. Si è occupato di organizzazione teatrale, di audiovisivi, di politiche giovanili, di integrazione, pace, cooperazione Euro Mediterranea.
Attualmente è coordinatore del sistema dei musei e delle biblioteche della Regione Puglia e direttore del Museo Castromediano di Lecce.
Ha pubblicato vari testi sul ruolo dell’arte e della cultura nella società contemporanea.
 
IL LIBRO
Luigi De Luca, La cultura non basta. Contro l’industria della cultura, per un’arte di comunità, Edizioni dell’Asino
 
La più grande trasformazione sociale che l’umanità ha vissuto è stato il crollo delle comunità locali, determinato dalla rivoluzione industriale e dall’avanzata del capitalismo. Lo stato e il mercato hanno soppiantato i tradizionali legami di solidarietà costitutivi della comunità.
Lo stato attraverso i suoi funzionari e il mercato attraverso la propaganda hanno ridisegnato l’universo dei bisogni e delle aspettative di una umanità privata degli ancestrali punti di riferimento e trasformata in massa amorfa. L’industria culturale fornì ai mercati formidabili strumenti di manipolazione della volontà degli uomini, così come una nuova classe di funzionari, docenti, impiegati, assistenti sociali, tutori dell’ordine costituito accreditavano l’idea che i confini della società, i bisogni degli uomini come i loro sogni coincidesse con i confini dello stato.

 

L’incontro sarà anche trasmesso in diretta sul nostro canale YouTube

 

Gualberto Alvino, conferenza su Antonio Pizzuto

 
Care lettrici e cari lettori,
venerdì 11 aprile, alle 17.30, per il nuovo appuntamento della rassegna “La Biblioteca incontra”, Gualberto Alvino – introdotto da Giuseppe Manfridi – condurrà una conferenza dedicata ad Antonio Pizzuto.
 
L’incontro si svolgerà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
Filologo e critico letterario, Gualberto Alvino è noto per i suoi studi sulla lingua degli “irregolari” della letteratura italiana, da Antonio Pizzuto a Gesualdo Bufalino, da Vincenzo Consolo a Sandro Sinigaglia, da Stefano D’Arrigo a Nanni Balestrini.
Fra le sue raccolte di saggi ricordiamo Tra linguistica e letteratura (1998), Chi ha paura di Antonio Pizzuto?, introdotto da Walter Pedullà (2000), Maledetta grammatica (Caffèorchidea, 2023) e Scritture verticali. Pizzuto, D’Arrigo, Consolo, Bufalino (Carocci, 2024).
Là comincia il Messico (Polistampa, 2008) è il suo primo romanzo, ma anche un manifesto della sua visione critica.
 
L’AUTORE
Antonio Pizzuto (1893-1976) cresce in una famiglia agiata e di viva cultura umanistica. Dopo essersi laureato in giurisprudenza si arruola nella Polizia di Stato. Nel 1922 consegue una seconda laurea in filosofia, con una tesi sullo scetticismo di Hume. A partire dal 1930 intraprende una carriera amministrativa di successo che lo porterà, in qualità di vicepresidente della Commissione internazionale di polizia criminale, a diversi incarichi in vari paesi europei e negli Stati Uniti.
L’attività di scrittore sarà riservata agli anni della maturità, in particolare a partire dal 1950, anno della pensione e del definitivo trasferimento a Roma.
Pur se partecipe dello sperimentalismo e dell’avanguardia, la sua è una figura di scrittore atipica. Traduttore da lingue antiche e moderne, cultore della musica classica, nei suoi romanzi apporta innovazioni alla struttura linguistico-letteraria riconducibili alla lettura e alla profonda conoscenza di Joyce e Proust.
I suoi scritti, pieni di novità lessicali, si liberano dalle regole temporali, sintattiche e grammaticali tipiche della documentazione storica.
Legato da una profonda amicizia con Gianfranco Contini, è stato da lui considerato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo Novecento.
 
 

La registrazione dell’incontro è disponibile sul nostro canale YouTube

 

Speciale Il Signore degli Anelli a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
domenica 6 aprile, alle 17.30, grazie a un’apertura straordinaria “La Biblioteca incontra” ospiterà uno speciale dedicato a John R.R. Tolkien e a Il Signore degli Anelli a cura di Ottavio Fatica, autore della recente nuova traduzione in un unico volume del capolavoro tolkieniano.
 
L’incontro si svolgerà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
Ottavio Fatica è uno dei più stimati traduttori italiani. Nato a Perugia, vive a Narni. Fra le sue traduzioni, il Moby-Dick di Melville, quasi tutto Kipling, i diari di Byron, i limerick di Lear. Per Einaudi ha pubblicato nella collana Collezione di poesie, Le omissioni (2009) e Vicino alla dimora del serpente (2019).
 
L’AUTORE
John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, in Sudafrica, da genitori inglesi. Insegnò Lingua e letteratura anglosassone a Oxford, e poi Lingua e letteratura inglese. Morì a Bournemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973.
Tra le sue opere, tutte pubblicate da Bompiani, ricordiamo Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit e I figli di Húrin. Sempre per Bompiani è in corso di pubblicazione il ciclo di volumi La storia della Terra di Mezzo, curato da Christopher Tolkien.
 

IL LIBRO

John R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani
 
In un unico volume La compagnia dell’anello, Le due torri, Il ritorno del re.
Il Signore degli Anelli è un romanzo d’eccezione, al di fuori del tempo: chiarissimo ed enigmatico, semplice e sublime. Dona alla felicità del lettore ciò che la narrativa del nostro secolo sembrava incapace di offrire: avventure in luoghi remoti e terribili, episodi d’inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano a poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d’argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano solo al nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi e oscuri.
E tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro i suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, fra il bene e il male.
Leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, il romanzo di Tolkien è in realtà un’allegoria della condizione umana che ripropone in chiave moderna i miti antichi.
 
 

La registrazione dell’incontro è disponibile sul nostro canale YouTube

 

Carlo Emilio Gadda a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
venerdì 4 aprile, alle 17.30, per il primo appuntamento della terza parte della rassegna “La Biblioteca incontra”, Giuseppe Manfridi condurrà un incontro della serie “La memoria” dedicato a Carlo Emilio Gadda e al suo romanzo La cognizione del dolore.
 
L’incontro si svolgerà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
Giuseppe Manfridi è drammaturgo, romanziere e sceneggiatore. Da anni il suo teatro è costantemente rappresentato in Italia e all’estero. Tra gli allestimenti più pregevoli: Giacomo, il prepotente, nel ’98 al Théatre des Champs-Elisées di Parigi, e Zozòs, allestito nel 2000 al Gate Theatre di Londra con la regia di Peter Hall, e ripreso al Barbican nel 2003. Il critico del Sunday Times ha definito la commedia “La piùdivertente che abbia mai visto”. La particella; Giacomo, il prepotente; L’osso d’oca; L’orecchio sono state trasmesse da RAI DUE nella serie Palcoscenico. Tra le sue sceneggiature: Ultrà, film che, per la regia di Ricky Tognazzi, ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino nel 1991. Nel 2006 il romanzo Cronache del paesaggio, e, due anni dopo, La cuspide di ghiaccio (entrambi editi da Gremese) sono entrati nella selezione finale del Premio Strega. Nel 2020 il romanzo Anja, la segretaria di Dostoevskij (La Lepre Edizioni) ha vinto il Premio Città di Como. Tutto il suo teatro è in corso di pubblicazione presso La Mongolfiera Editrice.
 
L’AUTORE
Carlo Emilio Gadda (1893-1973) è stato uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento, noto per la sua scrittura complessa e sperimentale. Iniziò a scrivere negli anni ’20, pubblicando racconti e saggi, ma raggiunse la notorietà solo nel dopoguerra. Tra le sue opere più celebri Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957), un giallo atipico che riflette il caos della realtà attraverso una lingua densa di dialetti e neologismi. Misantropo e profondamente critico nei confronti della società italiana, Gadda visse gli ultimi anni in solitudine, senza mai smettere di analizzare con ironia e amarezza le contraddizioni del mondo moderno.
 

IL LIBRO

Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, Adelphi
 
Un romanzo capitale del Novecento italiano ed europeo. «Forse per la prima e ultima volta nella sua vita, Gadda tenta di scendere alle origini del proprio male. Non si perdona nulla. Non si illude, non si compatisce, non ostenta giustificazioni né colpe immaginarie: contempla con una triste rassegnazione lo spettacolo delle proprie collere e la vanità delle cause cui sembra appassionarsi. Non arretra davanti a nessun particolare, per quanto penoso possa sembrargli; e non è vittima del proprio odio verso di sé. Così non sappiamo se ammirare il coraggio con il quale ha condotto sino in fondo l’analisi o soffrire, insieme a lui, per la terribile piaga che nemmeno la felicità della forma può risanare». (Pietro Citati)
 
 

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Luca Briasco a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
venerdì 28 marzo alle 17.30, a conclusione di questa prima parte della rassegna La Biblioteca incontra, Luca Briasco terrà una conferenza dedicata a John Fante.
 
L’incontro si svolgerà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
Luca Briasco è americanista e editor. Ha scritto Americana. Libri, autori e storie dell’America contemporanea (minimum fax 2020) e Il re di tutti. Un ritratto di Stephen King (Salani 2023). Insieme a Mattia Carratello ha curato La letteratura americana dal 1900 a oggi (Einaudi 2011). È stato editor per Einaudi Stile Libero e precedentemente direttore editoriale di Fanucci, ha ideato la collana AvantPop, pubblicando come primo titolo la raccolta Schegge d’America. Nuove avanguardie letterarie.
Ha tradotto diversi autori statunitensi e britannici, fra cui: Stephen King, Joe R. Lansdale, Howard Marks, Paul Harding, Richard Powers, Jim Thompson, J.G. Ballard, Daniel Mendelsohn.
 
L’AUTORE
 
John Fante nacque a Denver (Colorado) l’8 aprile 1909, figlio di un abruzzese emigrato in America nel 1901, e morì l’8 maggio 1983. Oltre ai romanzi del ciclo di Bandini, in Italia Einaudi ha pubblicato: La confraternita dell’uva, Dago Red, La grande fame, 1993. Un anno terribile, A ovest di Roma, Full of Life, Bravo, Burro! e Lettere.
 

IL LIBRO

 
John Fante, Le storie di Arturo Bandini, Einaudi
 
Bandini è l’antieroe per eccellenza che cattura il lettore fin dalle prime pagine di Aspetta primavera, Bandini dove, in un inverno desolante, facciamo la conoscenza di questo quattordicenne italo-americano ancora ignaro delle proprie potenzialità e impegnato ad adorare il padre Svevo.
Negli altri tre atti della saga raccolti in questo volume, La strada per Los Angeles, Chiedi alla polvere – da tutti considerato il capolavoro di John Fante – e Sogni di Bunker Hill, l’aspirante scrittore vive i suoi quotidiani fallimenti senza mai riuscire a coronare i propri sogni di gloria.
Immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante e perennemente in lite con tutti, Arturo Bandini resta ancora oggi uno dei più grandi personaggi della letteratura americana del Novecento, che fece scrivere a Charles Bukowski: «Fante era il mio dio».
 
 

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Anna Folli a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
martedì 25 marzo alle 17.30, nell’ambito della rassegna La Biblioteca incontra, Anna Folli presenterà il suo ultimo libro Prendersi tutto. Io, Aristotele Onassis in dialogo con Antonello Ricci.
 
L’incontro si terrà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
L’AUTRICE
 
Anna Folli è stata caporedattore per l’Editoriale Domus negli anni Novanta e direttore di riviste di settore. Autrice di interviste, reportage culturali, recensioni di libri, ha collaborato con i principali quotidiani e settimanali e con note riviste letterarie on line.
È autrice del programma I Magnifici trasmesso su Radio 24.
È stata coautrice e direttrice del festival di letteratura e musica Le corde dell’anima che ha ospitato scrittori e musicisti internazionali.
Per Neri Pozza ha pubblicato MoranteMoravia, La casa dalle finestre sempre accese e Ardore. Romain Gary e Jean Seberg, una storia d’amore.
 

IL LIBRO

 
Anna Folli, Prendersi tutto. Io, Aristotele Onassis, Neri Pozza
 
Nei suoi quasi 70 anni di vita Onassis costruì un impero, comprò un’isola, strinse amicizia con alcuni degli uomini più potenti del mondo (Churchill tra tutti), «inventò» Montecarlo, fece cadere ai suoi piedi – lui basso e un po’ tozzo – donne dal fascino straordinario. Ma vide anche la sua famiglia perdere ogni cosa durante l’assedio di Smirne, si reinventò un futuro salpando, solo e senza un soldo, per l’Argentina, soffrì per la sua Grecia dilaniata dalla Seconda guerra mondiale, perse un figlio giovane e amatissimo, conobbe l’apice del successo e la
solitudine profonda di tutti gli uomini unici.
Aristotele Onassis ebbe molte vite, tutte vissute pienamente, e infiniti desideri, e mai nessuno rimase un sogno astratto, tutti diventarono progetti da realizzare. Dedicò la sua esistenza al lavoro, ma senza mai rinunciare al divertimento, alla mondanità. Amò, amato a sua volta: la divina Maria Callas e l’imperscrutabile regina, Jackie Kennedy, furono solo due delle molte donne a cui rubò il cuore.
Quello che è certo è che Onassis della vita voleva prendersi tutto. E ci riuscì, anche se forse nulla poté mai ripagarlo di aver perso i tramonti dolorosi e la vitalità prorompente del suo unico vero amore, la città di Smirne.
 
 

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Claudio Strinati a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
venerdì 21 marzo alle 17.30, nell’ambito della rassegna La Biblioteca incontra, Claudio Strinati terrà una conferenza dal titolo La fama di Anselm Kiefer dedicata a uno dei massimi artisti del secolo.
 
L’incontro si terrà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
A partire dalle ore 16.00, per consentire ai presenti di avvicinare al meglio l’opera poliedrica di questo artista, verrà proiettato in sala Anselm, il bellissimo e trascinante documentario realizzato da Wim Wenders nel 2023.
 
L’AUTORE
 
Claudio Strinati è uno storico, critico e conoscitore d’arte tra più autorevoli e noti in Italia. È stato Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Roma e del Lazio dal 1991 al 2001, quindi Soprintendente speciale del Polo Museale Romano dal 2001 al 2009, poi Dirigente Generale dal 2009 al 2013, al servizio del Ministero per i beni culturali e ambientali nell’ambito museale, della conservazione, della ricerca e della promozione.
Dal 2015 ha costituito, insieme a suo figlio, Federico Strinati, la società Dialogues. Raccontare l’arte, con cui svolge attività legate alla conoscenza e alla divulgazione dell’arte. Dal 2021 è Segretario dell’Accademia di San Luca. Ha curato numerose mostre in Italia e all’estero. Collabora con il quotidiano La Repubblica.
Conta moltissime pubblicazioni scientifiche, tradotte in francese e in inglese.
 

LA FAMA DI ANSELM KIEFER

 
Anselm Kiefer compie ottanta anni proprio quando la sua presenza in Italia è stata sempre più importante culminando nella colossale mostra al Palazzo Ducale di Venezia che, se possibile, ne ha definitivamente consacrato l’immensa fama nel nostro Paese.
Del resto il gigantismo è una dimensione tipica di questo Maestro, universalmente riconosciuto come tale, che forse più di ogni altro nel Novecento può essere considerato il vero, grande esponente dell’arte del dopoguerra. Una sorta di emblema che ha pochi termini di confronto nell’Europa intera e così ce lo mostra Wim Wenders nel bellissimo film Anselm, a lui dedicato.
Kiefer è nato nel 1945 e quindi i suoi esordi sono in realtà piuttosto lontani dall’immediato dopoguerra, ma nessuno come lui ha caricato dentro la sua opera quel clima di disagio morale, ansia di ricostruzione, volontà di riscatto e ristabilimento di un contesto positivo e costruttivo, elementi questi che caratterizzano tutta la sua vastissima e poliedrica opera. Spazia, infatti, dalla pittura alla scultura, all’installazione architettonica.
E tuttavia il suo argomento unico e fondamentale è la rappresentazione dell’“anima tedesca”, perennemente dibattuta tra l’ideale che potrebbe definirsi “goethiano”, intendendo il riferimento al sommo poeta, romanziere e saggista dell’età romantica e quello “wagneriano”, in riferimento alle immani saghe musicali rievocanti situazioni di ancestrale marasma morale e comportamentale connesso col mito nibelungico ibridato sul misterioso cristianesimo delle (presunte) origini, contesto di feroce antisemitismo e custode dell’ossessione della guerra sempre e soltanto all’ultimo sangue. Kiefer ha sofferto atrocemente dell’esperienza nazista pur non avendola vissuta in prima persona e insieme dell’esperienza della lacerazione della Germania tra blocco comunista e blocco atlantico.
L’insieme della sua opera, comunque, vale di per sé a prescindere, come è ovvio, dal retaggio politico, come una specie di colossale eruzione vulcanica che trascina nello spazio artistico sia l’ansia dell’armonia e della suprema bellezza, sia l’orrore di ineliminabili e forse desiderati residui disturbanti e inquietanti.
(Claudio Strinati)
 
 

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Marcello Veneziani a ‘La Biblioteca incontra’

 
Care lettrici e cari lettori,
martedì 18 marzo alle 17.30, per il secondo appuntamento della serie “Intermezzi”, Marcello Veneziani sarà a La Biblioteca incontra per presentare il suo libro Senza eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella (Marsilio).
 
L’incontro si terrà, come di consueto, presso la nostra sede nella sala conferenze “Vincenzo Cardarelli” (viale Trento, 18/E).
 
L’AUTORE
Marcello Veneziani vive tra Roma e Talamone. È autore di vari saggi di storia delle idee, filosofia civile e cultura politica, nonché di testi letterari e teatrali. Per Marsilio ha pubblicato Lettera agli italiani (2015), che ha ispirato un format teatrale portato in tour in tutta Italia, Alla luce del mito (2017), Imperdonabili (2017, edizione tascabile Ue 2021), Nostalgia degli dei (2019), Dispera bene. Manuale di consolazione e resistenza al declino (2020), La Cappa e Scontenti (2022) e il romanzo La leggenda di Fiore (2021).
 

IL LIBRO

Marcello Veneziani, Senza eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li cancella, Marsilio
 
La nostra è la prima epoca senza eredi. Non riconosciamo eredità ricevute e non lasceremo eredità da trasmettere. Nessuno continuerà l’opera, nessuno salverà quel che poteva e doveva essere salvato. Non lasceremo tracce. Il tempo non è galantuomo ma smemorato: non renderà giustizia. Viviamo tra contemporanei senza antenati né posteri, uniti solo dal vago domicilio nella stessa epoca; non consorti, al più coinquilini occasionali.
È l’epilogo coerente di una società senza padri divenuta società senza figli. E ciò vale a partire dagli autori e dalle loro opere. Per reagire a questa amnesia, cancellazione ed emorragia, e salvare il salvabile, Marcello Veneziani ha composto una raccolta di settanta miniature di saggi, succinte biografie, profili non convenzionali, in vari casi scovenienti.
Da Pascal a Vico, da Leopardi a Manzoni, da Baudelaire a Proust e a Kafka, da Vattimo a Ratzinger, fino ai pensatori e agli scrittori più vicini a noi e viventi. Prima di loro, a essere senza eredi sono i classici, i grandi del passato, cancellati o abbandonati, quando non maledetti. Siamo scesi dalle spalle dei giganti. Senza eredi non è possibile nemmeno un pensiero nuovo, rivolto al futuro e all’essenziale, in grado di superare la nostra società dell’oblio che tende a perdere il senso critico, la cultura e l’umanità. La vera sciagura del presente non è l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale ma la ritirata dell’Intelligenza Umana. Non resta che ribellarsi a questa china riscoprendo un diverso destino.
 
 

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