1863/1938

Gabriele D’Annunzio

1863/1938

 

Notte Bianca

La mia lunga romanza in mi minore

va per la calma de la notte bianca:

io son già fioco, la chitarra è stanca;

ma voi non ascoltate, e il canto muore.

Vi traggono, Madonna, i sogni a ‘l fiume

che rispecchia ne l’acque alte i roseti,

ove dileguan sotto il mite lume

le coppie de le amanti e de i poeti?

<<O voi su ‘l letto morbido supina

mentre sorgono i fiori a pispigliar

su da li antichi vasi de la China,

voi sommerge la fresca onda lunar?>>

La mia lunga romanza in mi minore

va per la calma della notte bianca:

io son già fioco, la chitarra è stanca;

ma voi non ascoltate, e il canto muore.

O Madonna, la luna impallidisce

ne ‘l ciel come una lampa d’alabastro;

e s’accendono già le prime strisce

di arancio e ora sovra il ciel verdastro.

E voi non vi destate? O su da ‘l letto

a l’ultimo incantesimo lunar,

sorgete alfine ignuda a mezzo il petto,

candida e palpitante, ad ascoltar?

Aprite, aprite; de le chiome l’onda

porgetemi: d’amor li incanti io so;

lieve per la vivente scala bionda

a ‘l ciel de’ vostri baci io salirò.