Omaggio a Valentino Zeichen

Elogio della Poesia

Omaggio a Valentino Zeichen

 

“Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di tale dimora”

Heidegger, Lettera sull’«umanismo»

perché la poesia
Per i filosofi la poesia rappresenta talvolta lo stadio iniziale, talvolta il punto più alto della parabola evolutiva umana. Non in senso gerarchico tuttavia va intesa questa collocazione; piuttosto come un diverso – ineludibile – collocarsi tra l’inizio e il tempo, tra l’origine e la storia. Non una scala di valore ma un diverso posizionamento dell’esperienza umana nel rapporto tra le parole e le cose. Nel suo fondarsi sul rapporto tra le parole e le cose. Sulla somiglianza tra la parola e la cosa. Nell’ essere la Parola, la Cosa.

Detta, quella parola, si fa mondo; detta, quella parola è indelebile e necessaria: non può essere pensata altrimenti (pena la perdita di quel mondo). Detta, quella parola ci rifà interi per un momento, ponendoci, di nuovo, nella posizione dell’inizio – infanzia, in cui il mondo arriva senz’altra mediazione che quella amorosa del corpo materno – come esperienza dell’esserci e come interrogazione: lo stupore – all’origine della filosofia stessa – del mondo ancora non codificato in significati dati. Accade che quella parola dica del mondo e faccia il mondo nel suo dirsi. Il verso stesso, nel suo tornare “a capo” mentre va avanti ci ricorda questa torsione, questa tensione ambivalente tra ciò che è sempre stato e ciò che ancora non è. La poesia fa accadere nuovi significati e restituisce alla visione ciò che l’abitudine ci ha sottratto: la sensazione originaria e infantile di fronte allo straordinario dell’esistenza. Ma la poesia oltre alla parola creatrice mostra anche il suo volto apofatico: dire per negazione, dire ciò che (dio) non è, evocare ciò che è impossibile a dirsi: “far capire quel quid al quale le parole da sole non arrivano” scrive Montale. La poesia ci fa sporgere sull’abisso senza precipitarci nel vuoto, senza annichilirci. Se sulla razionalità dell’ordine del discorso, sulla sintassi, fa premio l’ordine della relazione, delle equivalenze, dei rimandi fonetici, timbrici, metrici, metaforici, mitologici (Jakobson), la lingua si sottrae all’uso economico, utilitaristico. Si fa in tutto e per tutto linguaggio altro. Ci ricorda Heidegger “Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di tale dimora» (Lettera sull’«umanismo»).

 

 

perché i poeti
La poesia è parola/cosa ma è anche voce. Voce singolare e preziosa nella sua intonazione, nel suo timbro, nel suo respiro. Quella voce ci fa strada, battendo una pista mai percorsa. Ogni volta nuova.

Dunque, ai poeti e alle poete, l’omaggio che è dovuto per il loro spingersi con il linguaggio laddove ancora c’è da accadere. In ascolto, siamo responsabili non meno che i poeti stessi, che fanno per noi – mai senza di noi – il lavoro di tessitura o ricucitura o rammendo tra quel che c’è dall’inizio e quello che non c’è ancora. Poiché la poesia è sempre rinnovata nel suo farsi – con – l’altro. Si dice che si produca poesia (o almeno la pretesa di essa) più di quanto se ne legga. Non c’è da scandalizzarsi – certo non più che per ogni scandalosa bruttura del mondo, quando di questo si tratti – semmai c’è da cogliere la cifra di questa inestirpabile necessità per le vite dei singoli.
Tuttavia se praticassimo la poesia, nella lettura e nell’ ascolto, se il nostro dialogo con i poeti non fosse episodico, il nostro stesso mondo sarebbe più vasto, le nostre vite più prossime all’inizio, più aperte all’ accadere; le nostre parole non sarebbero eco del chiacchiericcio; il mondo non chiuso nelle trappole del suo funzionamento, le nostre vite capaci di sostare nella necessità e nel silenzio, che è l’ ascolto di quello che c’è.

 

perché in Biblioteca
Ecco dunque questo ciclo che si snoda dai giorni più brevi dell’inverno al compimento della primavera (15 gennaio, 30 marzo), in un luogo bello di parole come la Biblioteca, dove queste si conservano, si classificano, si ordinano ma anche si seminano, si scambiano, si spartiscono, danno frutti imponderabili

di bellezza e di gioia. Per Simone Weil “la gioia non è altro che il sentimento della realtà”.

 

Elvira Federici

Curatrice del progetto

 

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Valentino Zeichen

 

Con questo appuntamento, che ci farà incontrare 11 grandi poete e poeti, la Biblioteca Consorziale di Viterbo si confronta – dopo la letteratura, la storia, l’architettura e le arti visive, anche con questo linguaggio. L’omaggio a Valentino Zeichen era per noi necessario volendo della Poesia tessere l’elogio.

 

Paolo Pelliccia

Commissario Straordinario
Biblioteca Consorziale di Viterbo

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