PASSEGGIATE CON PUSKIN

Jaca Editore, 2012

 

Il saggista e narratore russo Andrei Siniavskij, già innovativo critico letterario di «Novyj Mir» e autore con lo pseudonimo di Terz di romanzi e racconti pubblicati solo all’estero, protagonista col poeta Julij Daniel’ del celebre «processo alla letteratura» del 1966, che fu tra i catalizzatori del fenomeno del dissenso in URSS, nell’esilio a Parigi è stato per anni autorevole docente alla Sorbona. Del suo importante patrimonio letterario Jaca Book propone questa «prosa lirica» sul massimo poeta russo, nato in circostanze probabilmente uniche, già sufficienti da sole a farne un emblematico caso letterario.
Nel periodo 1966-1971, trascorso in lager’, Siniavskij ha inviato alla moglie, mimetizzati in lunghe lettere – ne poteva scrivere due al mese -, gli spunti e intere parti del futuro libro, che, infine raccolto, ha costituito un’avvincente narrazione di sicuro impatto: sia per la qualità della raffinata scrittura, sia per l’approccio antiretorico e irriverente di un «mostro sacro» delle patrie lettere. Ma per far volare alto Puskin sulle ali della sua inarrivabile poesia – argomenta Siniavskij – bisogna strapparlo al monumento che lo ingessa, al piedistallo che gli hanno innalzato i suoi facili incensatori d’ogni tempo. Riproposto in Russia nel 2011, e subito celebrato e premiato per l’originalità dovuta in particolare ai moderni metodi di fruizione e analisi del testo, che Siniavskij-Terz, pur nella solitudine e fatica del campo di lavoro forzato, ha saputo con splendide intuizioni far suoi, ha trovato da subito il posto che gli compete nell’ambito di quell’imponente lavoro di recupero e ricostituzione delle due letterature divise (quella delle emigrazioni e della metropoli) che lì si sta svolgendo.
Per le sue disinvolte camminate nel recinto della prigionia Siniavskij ha convocato quale corrosivo «terzo incomodo» Abram Terz, borsaiolo di Odessa, suo alter ego smitizzante. La comitiva – il terzetto composto dal poeta, il letterato e il bandito – ragiona, su sentieri anche scoscesi e spericolati, incessantemente e senza tabù di sorta, di una cosa sola: la gioiosa potenza dell’arte poetica, instancabile creatrice di miti liberatori.